Chiesa di Santa Maria Assunta
(Via Pedrelli 2 Coriano)
Al centro del paese, sulla cima del colle di Coriano, si trova la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, imponente costruzione eretta dopo il bombardamento di Coriano nella Seconda Guerra Mondiale che distrusse la vecchia chiesa seicentesca. Il giovane parroco del tempo Don Michel Bertozzi (1917-1999) ebbe il non facile compito di ricostruire la chiesa e la canonica, reperendo i fondi necessari. L’edificio venne ricostruito sulla base del progetto dell’architetto riminese Luigi Campanini (1897-1974). Già nel 1946 si lavorò per la rimozione dei ruderi e delle macerie e vennero gettate le fondamenta del nuovo edificio. I lavori poi si bloccarono fino al 1951 quando, grazie ad un primo fondo di 16 milioni di lire dati dallo Stato sui fondi di ricostruzione, venne posata la prima pietra il 15 maggio dal Vescovo Luigi Santa. In due anni l’opera fu completata e fu inaugurata il 13 settembre 1953 dal Vescovo di Ravenna mons. Egidio Negrin.
La Chiesa costò 60 milioni di lire, coperti per 46 milioni dallo Stato. La differenza fu coperta dalle sottoscrizioni dei fedeli e dal lavoro continuo di Don Michele Bertozzi per il reperimento di raccolta fondi. Il campanile, alto 40 metri, fu iniziato il 15 novembre 1954 e terminato il 29 agosto 1955.
L'interno della Chiesa, spazioso e luminoso, contiene un affusolato crocifisso ligneo del XIII secolo e diverse statue mariane e di altri santi di pregevole fattura. Grazie a una bolla diocesana, la chiesa è dichiarata Santuario del Santissimo Crocifisso con festa triennale la terza domenica di settembre. Fra il 2006 e il 2007, a causa di un cedimento della struttura dovuto al terreno su cui sorge, la chiesa fu sottoposta ad un radicale restauro.
Chiesa degli orfani
(Via Garibaldi 2 Coriano)
Nel settembre del 1919, don Guglielmo Mondaini e un gruppo di maggiorenti del paese promossero la nascita di un orfanotrofio per ospitare i figli maschi dei caduti per eventi bellici. Dopo pochi anni l'orfanotrofio si trasferì nella grande casa in Corso Umberto I ora in Via Garibaldi che era stata della famiglia Salvoni, acquistata insieme al podere che si estendeva nella retrostante vallata. Con decreto regio del 18 gennaio 1923 l'istituzione venne eretta Ente morale con il nome ufficiale di Istituto Agricolo “Orfani di Guerra”. Da allora la popolazione corianese “adottò” gli orfanelli contribuendo alla loro sussistenza con offerte e aiuti di ogni tipo; anche i bambini del paese solidarizzarono con i piccoli ospiti, lasciandosi coinvolgere con entusiasmo nei giochi presso il campetto da calcio annesso alla sede dell'Istituto. Perfino la costruzione della chiesetta, inaugurata nel 1933, fu possibile con il fattivo contributo di numerosi corianesi. Per la Chiesa vennero utilizzati in parte materiali di recupero, compresi quelli della demolita “Cella Tonda” del Foro boario.
Pieve di Monte Tauro
(Via Chiesa 3 Monte Tauro)
La presenza di questo oratorio risale al 1500-1600. Si tratta di una piccola chiesa, dotata di porticato e di un piccolo campanile. Tra settecento e Ottocento la chiesa riesce a mantenere un sacerdote officiante. L’autonomia della chiesa si protrae ben oltre l’inizio del Novecento attraverso il mantenimento di un suo sacerdote che nei rapporti con la Chiesa di Monte Tauro è tenuto solo a non intralciare le prerogative proprie della parrocchiale e a svolgere la funzione di cappellano. Sempre fino a questo periodo l’oratorio conserva affreschi e immagini molto antichi ed anche paramenti ed arredi sacri che a partire dal secondo dopoguerra, periodo in cui la chiesa inizia a cadere in oblio, vengono trafugati. L’edificio sorge su un lieve rilievo collinare ed esternamente è caratterizzata da un protiro sorretto da sei colonne bianche che introduce al portale, sul cui architrave è incisa la frase “Matri Consolatjonis Dicata”. Il campanile a vela che conclude l'edificio fu costruito tra il 1884 e 1885. L'interno ad aula unica è armonioso e proporzionato: lo spazio del presbiterio è leggermente sopraelevato e incorniciato da un arco a tutto sesto, mentre il soffitto è formato da travi a vista con copertura di mattoni. Sopra l'altare è collocata una grande ancóna bianca riccamente decorata con due colonne di ordine corinzio e altrettanti cariatidi, mentre la sommità è occupata dalla figura di Dio Padre benedicente con putti. Al centro dell’altare è collocato un dipinto con la “Vergine e il Bambino”, mentre nella parete di sinistra trova posto un dipinto di buona fattura raffigurante Sant'Antonio Abate
Chiesa di San Giovanni Battista
(Via Primo Maggio 98 – Cerasolo)
Alcuni brani di documenti dell’XI secolo citano una Pieve intitolata a San Giovanni “in cella Jovis”, ma fino a pochi anni fa non era possibile collocarla con certezza nel territorio a causa della scarsità delle indicazioni geografiche. Poi, due documenti del 1231 ritrovati dallo studioso Currado Curradi nell’Archivio di San Marino, hanno permesso di identificare la Pieve di Cerasolo con quella denominata “in cella Jovis”. Da queste carte sappiamo inoltre che la chiesa già nel 1231 è intitolata a San Giovanni Battista e che è posta in una località dal toponimo variabile o in evoluzione: da Cellaiovis a Cerazoli ed infine Cerasolo. Se l’ipotesi è esatta si potrebbe anticipare l’origine della comunità religiosa a prima di questi documenti del XIII secolo, forse anche all’VIII-IX secolo, momento in cui del territorio riminese iniziano a diffondersi le Pievi. La porta d’ingresso e la sovrastante finestra a lunetta, sono inscritte all’interno di un rettangolo definito da due lesene con frontone e tetto a due falde di chiusura. Altre due lesene si affiancano a quelle centrali. La scansione degli elementi architettonici della facciata è definita dall’utilizzo della bicromia (giallo e arancione). Il campanile invece è realizzato in mattoni faccia a vista. La chiesa, ad aula unica con due cappelle laterali, ha un’abside rialzata di un gradino e una sorta di galleria sopraelevata disposta dietro l’altare maggiore. Questa struttura, costruita tra il Settecento e l’Ottocento, ospita un organo fabbricato nel 1797 da Francesco Vasconi. Nella cappella di destra è conservato il fonte battesimale in pietra del 1572, a ricordo del diritto a battezzare esercitato per secoli dalle Pievi, sono inoltre presenti una Madonna con Bambino nonché opere pittoriche di Scuola Romagnola e bei paliotti un tempo posti sotto gli altari.